Sono le tre cose che, con costanza, caparbietà' e impegno cerco, da anni, da sempre, che io ricordi, di accettare, vivere e far entrare nella mia vita, sotto la pelle, nella pancia e nel cervello. E da sempre, nonostante il costante impegno, sono le tre cose che non mi riescono. Si scollano da quello che sono, dal mio animo e dalla mia mente non appena finita l'ennesima prova, approccio, ragionamento. Da sempre mi iscrivo e dall'inizio alla fine del corso frequento, studio, faccio i compiti, alzo la mano con la soluzione degli esercizi, ascolto film in lingua. Finisce il corso, si chiude il capitolo, “The end” appare sullo schermo e, a caratteri ancora più' cubitali, nel mio cervello. Si abbassa la saracinesca e il mio livello e', di nuovo, quello meravigliosamente raccontato dall'amica che all'esame, dopo aver studiato a memoria l'argomento a piacere per fare bella figura, riuscì solo a proferire "Prof, my name is Mara". Ecco io, alla fine del corso, torno al "The cat is under the table". La saracinesca del mio cervello si e' chiusa e ... Resto in attesa del prossimo corso a cui iscrivermi. Ad amare la birra ci ho provato e ci continuo a provare e cerco anche di convincermi sulla scia del "Cosa c'e' di meglio di una birra gelata in una sera d'estate seduta sul terrazzo?" o del "Cosa si beve mangiando una pizza, se non una bella birra scura?". Ecco, le assaggio tutte. Scure, chiare, bionde, fruttate, doppio malto. Dal boccale di chi le ordina per poi convincermi che da lì a poco chiamerà' il cameriere per ordinarne una anche io. Chiedo il permesso al commensale al mio fianco, porto il boccale alle labbra, chiudo gli occhi e mi dico "Mi piace, questa mi piace, me lo sento". Deglutisco, apro gli occhi nell'istante in cui la mia testa si scuote in senso orizzontale e dice “No no no, e' amara!!!”. Come se questa volta, avrei potuto scoprire la birra zuccherina. Accettare gli addii. E' una cosa che va oltre la mia immaginazione. Ci sono, li vedo intorno a me, li ho vissuti e li vivo sulla mia pelle, come tutto il resto del mondo. So, razionalmente, che i rapporti, di qualsiasi genere siano, nascono ma poi possono morire. A volte con responsabilità, a volte senza motivo, o senza un motivo per noi valido. Eppure io sono sempre lì a domandare "Perche?" E a pensare che ci sarà un ritorno, una spiegazione, un perché che mi faccia accettare la fine e dire, una volta per tutte, “Evviva gli addii”. O quasi. Ci penso, mi impegno, mi ripeto che così e' la vita e poi ... Poi continuo a dire "Non e' possibile". Le cose belle non devono finire. Inglese, birra e addii. Chissà, forse, primo o poi parlerò solo inglese, mi ubriacherò di birra e dirò a voce alta “addio”. Forse …
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