mercoledì 29 agosto 2018

Il trucco

È il trucco. Prendere il meglio che l’altro può donarci. E non per scartare il resto o sfruttare ciò che ci viene concesso ma per vivere meglio ogni attimo, ogni giorno, ogni rapporto. L’amico ideale, l’altra metà della mela, l’anima gemella, l’hanno trovata in pochi ed e’ stupido intestardirsi per spiegare all’altro ciò che vorremmo dicesse o facesse fino a farlo diventare magari ciò che vorremmo fosse. Non è giusto, cambieremmo l’altro e nel frattempo, sempre che ci si riesca, sputeremmo sangue. Il centro siamo noi. Gli altri supporti, valore aggiunto o meravigliosi contorni. Il resto dei pensieri sbagliato e utopico. D’altronde basta sedersi dall’altra parte del tavolo e giocare al contrario. Probabilmente anche noi non siamo perfetti per l’altro. Non diciamo ciò che si aspetta in quel momento e non facciamo sempre ciò che desidera. Anche di noi l’altro dovrebbe cogliere il nostro meglio. Sul resto, tutti al lavoro. Non per inseguire e combattere ma per lasciar andare concentrandoci su di noi. Basta essere un po’ prestigiatori. 

Padellata vegetariana tiepida

Una zucchina pulita lavata e tagliata a tocchetti
Due pomodori tagliati a spicchi
Una padella di pietra con olio, sale, pepe e rosmarino tritato
Una spolverata di grana e pangrattato

martedì 28 agosto 2018

Queste albe donano aspettative che giungono fino al tramonto 
per poi cadere nelle braccia della luna.

Fusilli di lenticchie e zucchine

Ho cotto in abbondante acqua salata 2 etti di fusilli di farina di lenticchie. Ho lavato e tagliato a cubetti 4 piccole zucchine con olio, sale, pepe e curcuma Indiana. Ho scolato la pasta, l’ho saltata in padella e servita tiepida. Ricotta salata in tavola da aggiungere a piacimento. 

lunedì 27 agosto 2018

Basta poco per essere felici, 
anche solo per pochi minuti.
Stasera si colora,
per provare a colorare la vita

Fiori di zucca al forno

Ho lavato e asciugato una decina di fiori di zucca. Ho preparato un ripieno con 250 grammi di ricotta,  150 grammi di parmigiano, 2 uova, sale e pepe. Ho riempito i fiori. Li ho riposto su carta da forno. Ho irrorato con un filo di olio e un pizzico di sale. 
Ci sono albe che descrivono tutto ciò che non osiamo raccontare

sabato 25 agosto 2018

La felicità del cactus, Sarah Haywood


Uno di quei romanzi raccolti dallo scaffale per simpatia e per quella voglia di leggerezza che ti coglie come istinto primordiale a compensazioni delle preoccupazioni, della noiosa quotidianità o della tristezza che ti coglie in certe strane giornate d’estate. Ha funzionato come cura. Niente di impegnativo, niente di triste, un piacevole leggero, ma non stupido, scorrere di parole con spunti reali ed elaborazioni sulla vita che può sempre, al di là degli errori e dei dolori avere qualche parentesi sorridente se non addirittura di inaspettatata seppur complessa felicità.

venerdì 24 agosto 2018

Sopravvalutiamo la nostra capacità di assorbimento, di resistenza, di reazione, di metabolizzazione. Pensiamo che riusciremo a non far pesare sull’altro il nostro malessere. Ci convinciamo, senza neanche raccontarcelo, educandoci alla resistenza, sottoponendo cuore e anima a sforzi indicibili, che siamo forti, che c’è la caveremo, che piuttosto che farci sollevare e pretendere, taceremo e saremo solo pronti agli altri. Ci votiamo al silenzio perché sappiamo, senza raccontarlo neanche a noi stessi, che certe situazioni, talune relazioni, si reggono sul filo sottile della sopportazione della condizione posta in essere, magari proprio da noi, o comunque da noi tacitamente vissuta come possibile. Ma poi si cammina e la vita ci passa un po’ sopra, un po’ di fianco e ci sono le ferite, le cicatrici e i cerotti che non bastano. Ci sono le aspettative e le illusioni e i sogni. E poi c’e Il cuore che insieme all’anima, senza aver chiesto il permesso al cervello, iniziano a raccontare quei silenzi, quelle intime sofferenze. E arriva il momento in cui è tutto chiaro. È tutto tremendamente più difficile. Perché sapere e conoscere è sempre più doloroso dell’ignorare. Il sapere apre scenari nuovi che ti fanno paura. Non si può tornare indietro perché la vita mentre scorreva ha trascinato anche te nel suo scorrere e tu non sei più quello di una volta e nulla sarà più come prima. Anche se tu decidessi di continuare a reggere quel sottile filo in cui eri bilico, ora il panorama è cambiato e il vuoto sotto di te molto più evidente e percepito. 


Come nelle favole 

martedì 21 agosto 2018

Perché per credere davvero
bisogna spesso andarsene lontano
e ridere di noi 
come da un aereoplano

Insalata Italiana d’agosto

Piadina umbra
Insalata tenera di un orto di città
Filetti di acciughe di Cetara
Mozzarella di bufala del caseificio pugliese
Semi vari
Olio extra vergine ligure

Segnalibri e matite segnalibro

Quando ho smesso di usare i segnalibri raccolti nel mondo, nei viaggi, nelle librerie o ricevuti in regalo?
Quando li ho messi tutti insieme in un meraviglioso astuccio accanto ad una pila di libri di fianco al mio letto? Quando ho deciso che li avrei dovuti custodire invece di utilizzare? Quando ho iniziato a sostituire il segnalibro con una matita? Forse quando ho deciso che mi piaceva segnare in qualche modo i miei libri. Non per senso del possesso ma perché in ognuno di essi ho trovato righe che mi colpiscono particolarmente, che voglio segnare per poi, magari un giorno, da grande, tornare a soffermarmi e capire così se ciò che colpisce oggi è ciò che ci colpirà un giorno. 
Così, senza sceglierlo, i segnalibri sono diventati parte della libreria e le matite sono diventate segnalibri nel senso letterario del termine. E al centro della scena, sempre loro, i libri. Immancabili compagni di avventura. Che sia una sera calda d’estate o un pomeriggio di quiete sul divano. Quando l’estate è lenta e silenziosa e tutto sembra essere amplificato. Anche il rumore della matita che scorre su righe che colpiscono la mia anima.

sabato 18 agosto 2018

Marmellata di pesche noci

2 chili di pesche noci dolci lavate e tagliate a pezzi, 700 grammi di zucchero bianco super fino, 1 limone spremuto. Ho cotto per circa 2 ore, ho frullato e riempito tre barattoli terilizzati.

It is almost impossible to watch a sunset and not dream

(Bernard Williams) 

venerdì 17 agosto 2018

Sai… quando si è molto tristi si amano i tramonti…
 (Antoine de Saint-Exupéry)

Frollini morbidI d’agosto

Ho lavorato 1 uovo con 125 grammi di burro, 100 di farina e 100 di zucchero super fino. Ho diviso l’impasto a metà e in una dei due ho aggiunto 2 cucchiai di Nutella. Ho versato cucchiai di impasto su carta da forno e cotto a 220 gradi per circa 25 minuti.
Milano è deserta, è silenziosa, è come se fosse in apnea, immersa negli abissi. Non è lei, caotica, frettolosa, affollata e a volte indisponente.
E’ una città che si è spogliata e struccata. Come un’elegante signora in villeggiatura adagiata su colline silenziose degradanti verso il mare che, disadorna di gioielli e sandali dal tacco alto, si permette lunghe passeggiate a piedi nudi mentre sfoglia svogliatamente una rivista o assapora qualche poesia.
Mentre la vivo, la assaporo, la respiro, mi arrivano fotografie dal mondo. Vedo grattacieli e Oceano, siti archeologici, donne e bambini così tanto colorati che potrebbero insegnarci cos’è l’arcobaleno, stralci di vita che richiamano il nostro passato che spesso facciamo fatica a ricordare. Vedo uva fragola già pronta per essere deliziosamente gustata e scorci di mare in lontananza che richiama i miei sensi, piazze deserte del sud pronte ad accogliere una rumorosa festa di paese.
Sento la mancanza delle persone che mi fanno viaggiare un po’ con loro tanto che in alcuni attimi sono sopraffatta da una forte nostalgia e, mentre vorrei essere un po’ con loro, abbraccio malinconica questa città senza nessuno e di cui, finalmente, riesco a sentire il respiro dell’anima.

Respirare il profumo del vento e sentire lo stormire degli. … sento la voce di ciò che non ha voce. E’ quello che definisco “essere all’ascolto”.



giovedì 16 agosto 2018

-          Ormai è acqua passata
-          Ma i sogni del passato restano, no?

Le ricette della Signora Tokue, Durian Sukegawa

So che cosa periodicamente mi attrae della letteratura giapponese o, quantomeno, di una parte di essa. Il voler allontanarmi dal mondo reale, cruento, duro, pragmatico, turbolento, emotivamente sconquassante, in cui mi ritrovo nel resto della letteratura.
Il mondo giapponese è un altro mondo. Il modo di narrare, la fotografia di quei paesaggi, sapori, odori, personaggi, sono lontani e non paragonabili a nessun altro. Mi immergo, ogni volta, in un’atmosfera ovattata. Inizio un’immersione negli abissi. Mi estraneo da tutto e tutti e sono catapultata dolcemente in un mondo surreale. Chi ha toccato realmente quella terra la racconta come qualcosa di deliziosamente diverso. Sicuramente la narrazione è così. Resta da constatare la realtà nipponica in un magari prossimo viaggio.


mercoledì 15 agosto 2018

Io adoro il genere umano, è la gente che non sopporto
(Charlie Brown, Charles M. Schulz)
Rare sono le persone che usano la mente…
poche coloro che usano il cuore,
e uniche coloro che usano entrambi.
(Rita Levi Montalcini)






martedì 14 agosto 2018

domenica 12 agosto 2018

sabato 11 agosto 2018


Se non mi trovi subito non scoraggiarti,
Se non mi trovi in un posto cerca in un altro,
Da qualche parte starò fermo ad aspettare te.
(Walt Whitman)

Quadrotti integrali alla frutta

Ho lavorato 2 uova a pasta gialla con 250 grammi di yogurt bianco cremoso, 75 grammi di burro, 100 grammi di zucchero di canna scuro, 150 grammi di farina integrale e mezzo cucchiaino di lievito vanigliato. Ho aggiunto 2 pesche noci tagliate a fettine sottili. Ho mescolato e versato l’impasto in una piccola teglia rettangolare coperta di carta forno.
Ho cotto, all’alba prima dell’arrivo del caldo, per circa 30 minuti a 190 gradi.

giovedì 9 agosto 2018

Angoli di pace e di parole nel cuore della città.
Meravigliosa scoperta.
Dall’altra parte c’è la cucina –alcova del popolo, presente soprattutto nelle campagne e nella piccola borghesia. La stanza più calda della casa, dove il sabato veniva portata la tinozza per il bucato settimanale e dove si faceva il bagno. La cucina che risuona del fruscio di tessuti stirati, di pagine voltate, del russare del nonno seduto sul divano, del cicalare dei ragazzi. Questa mattina non smette mai di vivere se non poche ore a notte fonda perché l’alba è vicina e ci vuole qualcuno che lasci il caldo delle coperte per preparare la colazione per tutti. …
La gioia del riordino in cucina, Roberta Schira

L’incidente era successo e io ne percepivo la gravità. Non tanto dall’ospedale vissuto per tempo e dove ancora viveva costretta a letto la mia mamma. Lo percepivo dal fatto che pur così piccola avevo visto la nostra vita cambiare e assumere nuovi contorni, nuove presenze, nuove abitudini, nuovi ritmi.
Dalla città al paese, da mamma e papà ai nonni, da un appartamento a case su più piani, dal riscaldamento diffuso e costante alla cucina bollente di camino e le camere ghiacciate.
E stato in quel momento della mia vita che la cucina è diventata la stanza più importate e intorno alla quale tutto ruotava, o almeno il mio tempo.
Passavo da un passeggino ad una sedia di paglia bucata appositamente perché la seduta fosse più comoda e agevoli funzioni obbligatoriamente necessarie anche per una bambina, completamente ingessata dalla caviglia al busto e con la gamba piegata in una inverosimile modalità che anni dopo i medici dello stesso ospedale avrebbero disapprovato.
In cucina, rientrata dall’asilo, venivo posizionata sulla sedia davanti al camino. Dopo qualche tempo, liberata dal gesso, in cucina, venivo lavata in una tinozza di acqua calda e in cucina c’era sempre la nonna che cucinava e il nonno che tornava dall’aver “governato” gli animali, o dall’orto con pomodori e patate da pulire. In cucina transitavano le zie e i cugini che venivano ad aiutare o chiacchierare o chiedere notizie della mamma e anche di papà tornato a lavorare in città. 
In cucina il nonno dormiva in poltrona con la testa china di lato, la stufa a legna veniva alimentata con ciocchi di legno scoppiettanti, si preparavano i dolci di carnevale che poi si mangiavano fino a stare male, ancora caldi di fritto e cosparsi di archermes. In cucino venivano lavate le more e si iniziava a preparare la marmellata che iniziava a bollire e spargere profumi intensi.
In cucina si guardava l’unica televisione presente nelle case di paese. Tassativamente solo il telegiornale perché lì, in quella scatola arrivata da non molto, non c’era intrattenimento ma notizie.
In cucina, tempo dopo, quando quasi tutto era tornato alla normalità e la cucina era tornata quella di città, ho studiato, sola o con amiche, con tazze di cioccolata calda mentre la mamma transitava preparando caffè per le amiche in visita o veniva fermata perché io ripassassi la lezione. In cucina ho visto tirare la sfoglia alla mamma e preparato la panna cotta per papà. In cucina ho guardato anche la televisione con la mamma quando papà occupava la sala con i suoi programmi preferiti mentre russando rumorosamente se li perdeva completamente.
In cucina ho preparato la tavola per la colazione e nel buio delle mattine di inverno papà ed io abbiamo fatto colazione mentre mamma ci raggiungeva poco dopo.
In cucina ho trovato papà, nelle domeniche di inverno, con montagne di patate tagliate perfettamente alla julienne perché mamma le friggesse.
In cucina, nella mia cucina, da grande, mi sono ritrovata ad amare questa stanza come nessun altra. In cucina mescolo, impasto, invento, ma, soprattutto mi rilasso e ritrovo me stessa. Tornano le voci, i suoni, i profumi.  Certo, ce ne vorrebbe una molto più grande. Più che altro per accogliere comodamente tutti i fantasmi buoni di quelle giornate in quelle cucine.
Le nonne e i nonni con i loro modi rudi ed essenziali eppure amorevoli. Papà con il suo profumo di colonia. Il profumo della marmellata di more e tutti i sogni di bambina.

Di questi tempi ci sono partenze e ritorni. E non sono i chilometri a fare la differenza. E’ il distacco intimo che ti procurano a rendere più o meno lunga e difficile la distanza che si crea.
Ci sono cuori che hanno preso un volo oltre gli oceani e sono i cuori con i quali sei in pace, quelli con i quali, una foto, è come sentirli stringere la tua amo. Sono i cuori che vedranno luoghi senza i tuoi occhi, ma i tuoi occhi li vedranno con loro, quelli che cammineranno per sentieri senza i tuoi piedi ma tu ti stancherai comunque insieme a loro. Sono quelli che parleranno una lingua senza le tue labbra ma, in qualche modo, tu imparerai a dire buongiorno emettendo un altro suono. In quei viaggi, dove la pace del cuore è totale, ci sarai anche tu. Godrai dell’assenza dell’altro perché sentirai che non ci sono strappi ma, anzi, riavvicinamenti e, se possibile, ulteriore unione, dove si uniscono le anime. Attenderai con gioia il ritorno ma volendo che quel tempo sia il più pieno e appagante e lento per l’altro perché ne possa godere fino all’ultimo istante possibile.
E ci sono i cuori delle partenze tribolate. Sono quelle dove non vorresti vedere partire, vorresti accompagnare, vorresti che quel giorno sul calendario non arrivasse. Perché in quei viaggi non c’è comunanza ma distacco, lontananza e obiettivi diversi. Ogni attimo trascorso sarà una lacerazione, un dolore, un distacco. Sarà che il tempo goduto dell’altro sarà il tuo nemico. I luoghi visitati, orribili. La gente incontrata, nemica, il cibo assaggiato, veleno. Sono i viaggi della discordanza dove giorno, dopo giorno, dopo giorno, per difenderti, alzerai muri. Mattone dopo mattone, un muro alto benché fragile, fino a fintamente sentire che il distacco sarà l’unica arma per vivere il giorno senza sanguinare troppo.




mercoledì 8 agosto 2018

Quanto è largo quel filo sul quale appoggiamo la nostra anima per proseguire nel cammino del pezzo di vita che abbiamo davanti? A volte ci sembra talmente tanto largo da poter ospitare qualcuno affianco a noi con cui condividerlo. A volte così sottile da essere trasparente e farci vacillare. Cerchiamo la giusta misura. Sempre. E’ consapevolmente o inconsciamente il nostro obiettivo. Lo facciamo con una risata in cui coinvolgere qualcuno, in una lacrima che qualcuno sia pronto a raccogliere, in una pagina da scorrere e poi da trascrivere, in una telefonata in cui ascoltare o svuotarci. Siamo tutti anime instabili. I più apparentemente forti. I più dichiaratamente deboli. Instabili perché la parola felicità è ciò che inseguiamo pur sapendo che non esiste. Inquieti perché rincorriamo quella parte di noi che individuiamo scioccamente in un altro o in un sogno senza ricordarci che è tutto dentro di noi. Quel filo siamo noi. Possiamo srotolarlo e riavvolgerlo centinaia di volte e possiamo solo noi renderlo solido o sfilacciato. E solo così avremo la pace. Non la felicità. Forse la serenità. Sicuramente la quiete della parte più profonda di noi. Il nostro vero io.


domenica 5 agosto 2018

Mi piace pensare che la’, e presto, troverà di nuovo un po’ di “sole”.
Lei lo merita. Lei è speciale. 

Pranzo freddo

Zucchine dell’orto trifolate con olio, sale e pepe
Mezze penne di kamut
Tutto saltato in padella
Tutto da gustare freddo

Cena fredda

Filetti di tonno siciliano
Salsa di pomodoro della mamma
Cannellini precotti
Sale, pepe, olio extra vergine umbro
e qualche minuto tutto insieme in padella di pietra.
Da gustare freddo in una sera d’estate.

sabato 4 agosto 2018

La vendetta del perdono, Eric-Emanuell Schmitt

È magico il suo modo di scrivere ma è, nello stesso istante, semplice e immediato. C’è dell’assoluta maestria nel raccontare storie al limite dell’assurdo, intrise di tutti i sentimenti di ogni giorno. 
Così, da sempre, nei suoi romanzi, e anche in questi racconti, sono le emozioni, gli affetti, le passioni,  le sensazioni, gli ardori ad essere i protagonisti. I personaggi e la trama di ciò che succede loro, sono solo il contorno. E così succede che ti confronti, ti metti in discussione, ti chiedi se hai mai provato così e chi sei, tu, nella tua vita normale e ordinaria e non straordinaria di quelle pagine. Lo sai che è tutto comunque nelle tue mani e nel tuo cuore. O comunque potrebbe esserlo. Sta a te. Scegliere chi è come essere nelle pagine della vita. Anche il perdonare, al di là del verosimile. 

giovedì 2 agosto 2018


... Una notte ti porterò 
nel mio regno vicino al mare 
dove sta solo io lo so 
tu lascia fare ...
Ninna nanna, Loredana Bertè