mercoledì 8 agosto 2018

Quanto è largo quel filo sul quale appoggiamo la nostra anima per proseguire nel cammino del pezzo di vita che abbiamo davanti? A volte ci sembra talmente tanto largo da poter ospitare qualcuno affianco a noi con cui condividerlo. A volte così sottile da essere trasparente e farci vacillare. Cerchiamo la giusta misura. Sempre. E’ consapevolmente o inconsciamente il nostro obiettivo. Lo facciamo con una risata in cui coinvolgere qualcuno, in una lacrima che qualcuno sia pronto a raccogliere, in una pagina da scorrere e poi da trascrivere, in una telefonata in cui ascoltare o svuotarci. Siamo tutti anime instabili. I più apparentemente forti. I più dichiaratamente deboli. Instabili perché la parola felicità è ciò che inseguiamo pur sapendo che non esiste. Inquieti perché rincorriamo quella parte di noi che individuiamo scioccamente in un altro o in un sogno senza ricordarci che è tutto dentro di noi. Quel filo siamo noi. Possiamo srotolarlo e riavvolgerlo centinaia di volte e possiamo solo noi renderlo solido o sfilacciato. E solo così avremo la pace. Non la felicità. Forse la serenità. Sicuramente la quiete della parte più profonda di noi. Il nostro vero io.


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