giovedì 9 agosto 2018

Di questi tempi ci sono partenze e ritorni. E non sono i chilometri a fare la differenza. E’ il distacco intimo che ti procurano a rendere più o meno lunga e difficile la distanza che si crea.
Ci sono cuori che hanno preso un volo oltre gli oceani e sono i cuori con i quali sei in pace, quelli con i quali, una foto, è come sentirli stringere la tua amo. Sono i cuori che vedranno luoghi senza i tuoi occhi, ma i tuoi occhi li vedranno con loro, quelli che cammineranno per sentieri senza i tuoi piedi ma tu ti stancherai comunque insieme a loro. Sono quelli che parleranno una lingua senza le tue labbra ma, in qualche modo, tu imparerai a dire buongiorno emettendo un altro suono. In quei viaggi, dove la pace del cuore è totale, ci sarai anche tu. Godrai dell’assenza dell’altro perché sentirai che non ci sono strappi ma, anzi, riavvicinamenti e, se possibile, ulteriore unione, dove si uniscono le anime. Attenderai con gioia il ritorno ma volendo che quel tempo sia il più pieno e appagante e lento per l’altro perché ne possa godere fino all’ultimo istante possibile.
E ci sono i cuori delle partenze tribolate. Sono quelle dove non vorresti vedere partire, vorresti accompagnare, vorresti che quel giorno sul calendario non arrivasse. Perché in quei viaggi non c’è comunanza ma distacco, lontananza e obiettivi diversi. Ogni attimo trascorso sarà una lacerazione, un dolore, un distacco. Sarà che il tempo goduto dell’altro sarà il tuo nemico. I luoghi visitati, orribili. La gente incontrata, nemica, il cibo assaggiato, veleno. Sono i viaggi della discordanza dove giorno, dopo giorno, dopo giorno, per difenderti, alzerai muri. Mattone dopo mattone, un muro alto benché fragile, fino a fintamente sentire che il distacco sarà l’unica arma per vivere il giorno senza sanguinare troppo.




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