sabato 10 marzo 2012

Per legge superiore, Giorgio Fontana

“… Si, la riconosceva. Era questa Milano. La città' dove ognuno poteva sentirsi straniero, anche chi era cresciuto fra le sue mura: la città' dove l'amore andava strappato a fatica, e niente era concesso al primo colpo: la città' crudele che però non mentiva mai. E cosa cercava tutta quella gente? Felicità, che altro. Su e giù' per la trama delle strade, in ritardo o in anticipo sul percorso, sempre alle prese con qualcosa, sempre alla ricerca di un minimo di terra, di stabilità, qualcosa che non franare sotto i piedi…”
“… Viene un momento in cui è come se la vita ci arrivasse in faccia tutta intera. In genere capita a vent'anni. A volte più' tardi. Più' raramente quando si pensa che ormai sia tutto finito, e si aspetta solo di chiudere in pace…”
Non mi è simpatico il procuratore generale Doni  ma forse è solo perché è un po' lo specchio di tutti noi. Un po' egoista, un po' cinico, un po' chi se ne importa degli altri se gli altri mi toccano e toccando mi intaccano il mio equilibrio, la mia serenità, quello che abbiamo raggiunto. Meglio non fare nulla, meglio non dire nulla, meglio, anche se coinvolti, restare in disparte cercandoci delle giustificazioni. Quelle che vengono rafforzate da chi ci sta intorno perché in fin dei conti ci circondiamo dei nostri simili e mai di persone che potrebbero metterci in discussione. Ma poi c'è proprio lontano, nel nostro io più' profondo qualcosa che si risveglia e che ci mette in gioco perché poi in fin dei conti così tanto tranquilli e così tanto soddisfatti di chi siamo  e delle nostre vite non lo siamo poi così tanto. Doni, alla fine, mi è piaciuto. Il riscatto di tutti noi.

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