L'errore più' grande che facciamo "camminando" e' avere l'illusione o la presunzione di pensare che quello che desideriamo e scegliamo e pensiamo e a volte addirittura programmiamo, e' esattamente, o in qualche modo, somigliante a quello che c'e' nella testa dell'altro. E' che a volte diamo per scontato che se uno non ci parla esplicitamente e' perché ci sia una sorte di accordo. Pensiamo che se mentre raccontiamo all'altro il nostro progetto e non veniamo contraddetti e disillusi tutto andrà come abbiamo supposto. Non c'e' errore più' grande. Ogni giorno, in troppi momenti, ho la riprova che a volte gli altri non parlano per pudore, vigliaccheria, pigrizia, superficialità, disinteresse e che poi solo alla fine, quando sei all'alba di quel progetto, per deduzione o in maniera trasversale ti fanno arrivare il messaggio, alla conclusione, che loro non ci saranno. E allora resti lì, attonita, stupita, a domandarti qual'e' il passaggio che ti sei persa, quando sei stata disattenta, quali parole non hai sentito, quali fisionomiche non hai visto, quante domande dirette in più' avresti potuto fare, quali risposte avresti dovuto pretendere per capire e quanto nel tuo entusiasmo trascinante hai messo anche quello mancante dell'altra parte. E alla fine, nella illusione, ti senti, oltre che sola e triste anche quasi in colpa perché, ti dici, avresti potuto evitarti questa tristezza. Mi succede, in continuazione, nelle piccole e grandi cose della vita e mi chiedo se io sia semplicemente illusa o presuntuosa.
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