La differenza poi e' fatta dalla scelta. Perché arriva un momento nella vita di ciascuno di noi in cui sei costretto a scegliere. Dagli eventi, da chi ti sta di fronte o dalla coscienza nei tuoi di confronti o nei confronti degli altri. A volte vorremmo, vigliaccamente, che il cielo decidesse per noi. Che facesse succedere qualcosa per cui gli eventi si determinassero da soli. Chissà' cosa ci fa così tanta paura nello scegliere. Forse le conseguenze che in parte sono sempre sconosciute e in parte potrebbero provocare dolore. Forse la codardia di prenderci le responsabilità'. Forse la paura di restare soli o di lasciare qualcuno solo. Forse l'ignoto o il troppo conosciuto che quella scelta porterebbe dietro a se. Forse il fatto che scegliere vuol dire rinunciare. Forse per egoismo. Per non farci mancare nulla. Per evitarci l'odio. Non scegliere alla fine ci fa restare a metà di quella strada dove riusciamo a barcamenarci avendo più' o meno quello che vogliamo, non rinunciando a quello che abbiamo. La promiscuità' della non scelta ci da' la parvenza di una certa serenità'. Forse però non e' crescere. E' non affrontare. E' non andare avanti. E' restare bambini. Forse diventare grandi e' scegliere per affrontare i sorrisi e i pianti che le nostre scelte procureranno a noi e agli altri perché la non scelta, alla fine, ti blocca e le apparenze, a quelle di una falsa serenità', non ci andranno mai bene e, in fondo non solo non saremo mai felici ma, ancora di più', mai contenti di noi stessi.
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