venerdì 11 maggio 2018

Se in quell’istante, al suono di quella musica già ascoltata eppure così fresca, si fosse lasciata andare, la valanga che cercava di arginare continuamente, probabilmente l’avrebbe travolta e allora sarebbe stato difficile raccontare, alla gente che affollava la piazza, cosa stava per succederle. E anche lui, al suo fianco, che sapeva tutto ed era stato testimone oculare del passato e ancora lo era del presente, l’avrebbe guardata sorpreso e incredulo. Si sarebbe chiesto cosa mai potesse mancarle per essere in quello stato d’animo. E lei avrebbe provato sulla pelle, ancora quella strana e ricorrente sensazione di essere un’anima fuori dal coro. Aveva trattenuto tutto. La musica, le emozioni, le parole. La vita le era scorsa davanti e ora, e sempre di più, aveva chiaro cosa le mancava e per sempre le sarebbe mancato. Il tempo perduto, le occasioni perse, i baci non dati, la sabbia non calpestata, la luna testimone di un bacio, un figlio da accudire, un tramonto da vedere, un film da commentare, gli amici in comune, i dibattiti politici, i commenti ai quotidiani a colazione, i parenti noiosi da condividere e sopportare, un vestito da scegliere insieme, una chiesa da visitare, un lento da ballare, un calice da gustare. Una stupida complicata inutile vita che non sarebbe stata né migliore, né più ricca, né più appagante di tutte le altre di quella piazza al suono del jazz ma, proprio perché non vissuta, sarebbe rimasta per sempre unica meravigliosa e da desiderare e l’aria aveva ricominciato a mancarle.

Nessun commento:

Posta un commento