lunedì 7 maggio 2018

Di fronte alla scelta “sceglimi”, dopo che tutte le strade impervie e pericolose erano state attraversate e avevano visto solo sangue e lacrime, lei aveva scelto per lui il male minore. Abbandonarlo. Lì, a quell’incrocio come se il luogo per dirsi addio non avesse importanza. Perché non esiste un luogo per dirsi addio quando quella parola non avresti mai voluto pronunciarla né sentirla. Come poteva pensare di farlo soffrire ancora? Lui che per lei avrebbe dato tutto. Lui che era stato pronto con una valigia per una destinazione sconosciuta pur di starle accanto. Lui che insieme a lei avrebbe affrontato un mondo crudele che non riconosce l’amore se non lo riguarda personalmente. Lui che aveva aspettato tutto ciò che lei non era stata in grado di dargli. Un giorno, un mese, una vita. Lui non meritava altra sofferenza. Nessuno ne meritava più di quanta se ne fossero inferta mentre avrebbero solo voluto amarsi. Tutto era stato destinato da sempre a non essere, non vivere, non respirare, non creare. Lui lo aveva capito lentamente ma non aveva avuto la forza di fermarsi per tempo. Lei era impazzita, giorno, dopo giorno, dopo giorno. Avrebbe voluto dargli tutto ma non aveva voluto dargli niente se non la cosa più incomprensibile e inaccettabile e orribile in amore: l’amore folle. Quello che conoscono solo i gelosi, quelli che impazziscono, quelli che hanno paura e che sovrappongono il volto dell’amore con quello della paura. Dalla mattina alla sera, ogni giorno, da sempre, lei aveva avuto paura di perderlo, di essere tradita, di essere ingannata, di essere sostituita. Lei che non lo sceglieva viveva il terrore di perderlo e pagava così la sua scelta. Le paure di lei erano divenute le colpe di lui dove colpa non esisteva. Dove la paura non avrebbe avuto senso di esistere. Lui non aveva più trovato le parole e le canzoni e le poesie e la vita fatta di briciole di cui si era sfamato pur di non perderla, per raccontargli l’amore. Unico indistruttibile, intoccabile, inviolabile che aveva provato dal primo giorno per lei. Lei non era riuscita a crederci. Lei che non si fidava, era stata divorata lentamente nelle viscere e cercando di sfamarsi aveva sbranato lui.  Lei era restata là. Là dove tutto era stato costruito prima, voluto prima, desiderato prima. Tutto prima di lui, prima di loro, prima di ogni tempo e luogo. Prima che per loro ci potesse essere qualcosa di bello di vivo di dolce. Lui, non scelto, dopo essersi solo accontentato, era morto quella mattina di primavera, lì in mezzo alla città rumorosa silenziosa testimone. Lei, coerente da sempre, era morta con lui. Erano morti loro due, le loro vite e il mostro aveva vinto lasciandoli sul campo di battaglia feriti senza speranza. Solo il loro amore sarebbe sopravvissuto. Ma non avrebbero più potuto raccontarselo e questo sarebbe stato un dolore insopportabile che li avrebbe scandito ogni istante della loro esistenza. Senza soluzione. Senza svolte. Ovunque sarebbero andati, con chiunque sarebbero stati, qualsiasi cosa avessero fatto, l’amore impossibile li avrebbe dannati e mai abbandonati.

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