mercoledì 30 maggio 2018

Si erano detti mille volte “Ora basta, questo è il fondo oltre il quale non posso più permettermi di andare” e  avevano detto all’altro per altrettante volte “Basta, non posso permetterti di farmi così tanto male, non ne hai nessun diritto”. Ognuno aveva le proprie ragioni, e le une non erano alcune più giuste delle altre. Erano semplicemente finiti in una strada senza uscita quando, forse, quella strada non si sarebbe mai dovuta imboccare o che forse, da strada avrebbero potuto trasformare in piazza. Non lo avevano mai saputo perché. Non avrebbero mai saputo se. Sapevano solo di essere insieme la salvezza e lo sfacelo, il cielo e la distruzione totale. Erano saliti, senza acquistare un biglietto regolare, su una giostra pericolosa, alta e velocissima. Avevano cercato di fermarla molte volte, senza mai riuscirci. A volte ne erano scesi all’improvviso lasciando l’altro continuare a girare da solo percosso e basito. Altre volte avevano condiviso il non fare il giro successivo. Ma, poi, ogni volta erano risaliti senza accorgersene come drogati. Erano stati catturati e stregati, ogni volta, talmente tante da non contarle più, da quella montagna russa senza fine che li faceva precipitare e poi risalire. Erano boccate d’aria, quelle che prendevano all’avvio, che facevano sembrare tutto possibile e il panorama meraviglioso ma poi, arrivava quella curva improvvisa, in discesa libera e allora c’erano le urla di angoscia, di spavento, di paura, di sorpresa. C’era di nuovo lo sconforto e il vedere, giro dopo giro, dopo giro, la vita laggiù, passare, senza essere vissuta ma solo vista, mai afferrata, ma solo raccontata. Erano derelitti di loro stessi, uccisi da una non vita, soffocati dalle paure, spaventati da ciò che non esisteva. Erano su quella giostra da sempre ma ognuno dei due aveva continuato a volare da solo senza prendere la mano dell’altro e alla fine, ciò che ne restava di loro, era scesa, continuando a guardare lassù, verso l’alto, quei due fantasmi continuare a volare e sognare.

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