“ …Ci sono notti in cui la tua unica sveglia è il cuore. Ti allarma, ti tranquillizza, ti riagita, prova a convincerti che va bene – inutilmente – per lasciarti preda all’ansia o agli ansiolitici, a seconda.
Per quanto si sforzasse di cambiare espressione, quel velo triste non l’aveva mai abbandonata. Perché Ninella non era triste negli occhi, lo era nei gesti. Quando cuciva: cioè sempre. Quando ricamava: cioè spesso. Il massimo lo dava quando girava il sugo della domenica, quello con le rolatine. Lì era un vero strazio e ti veniva ogni volta da abbracciarla. Cominciava ad emozionarsi dal soffritto ma le cipolle erano una scusa tropo banale per versare lacrime. Nessuna massaia piange veramente mentre fa il soffritto.
La felicità è talmente impalpabile che non può avere testimoni, pensava. La riconosci solo se ti ci trovi in mezzo.
Avevano poco più di vent’anni. Avrebbero avuto tutto il tempo di dimenticarsi l’uno dell’altra. Ma ciascuno, a modo suo, ne avevano fatto una malattia da cui di rifiutavano di uscire.
Quando l’amore impossibile si materializza fa dimenticare all’istante tutte le sofferenze.
Ci sono amori che non lasciano nemmeno una foto, e sono i più difficili da dimenticare
Ogni amore deve avere almeno un segreto.
Perché l’amore a volte ha bisogno di pause lunghe e frasi brevi, come se si pronunciassero in salita.
Quando in amore si cerca la perfezione si trova la solitudine.
Il maestrale, intanto, si era fermato a guardarli. Non avrebbe mai voluto vederli salire in macchina e tornare a casa. …”
Ci sono racconti che ti tengono compagnia veramente e profondamente. Possono essere impegnati o deliziosi. Riescono a farlo quando ti immergi senza rendertene conto per poi alla fine capire perché ti è successo. Ti sei ritrovato in un pezzo di quella storia, in una parola della protagonista, nel cuore della comparsa, nell’animo di chi assiste. Perché poi alla fine il grande romanzo della vita è questo. Chi hai perso, chi vorresti ritrovare, chi non hai mai dimenticato, la rabbia, l’amore, la pace, il compromesso, la follia, le bugie e la spietata verità. “Io che amo solo te” può presentarsi leggero ma è fortemente vero, delicatamente presente e quel tanto ironico come dovremmo essere noi per vivere il nostro romanzo. Con rispetto e prendendoci nella giusta misura in modo che siamo noi a scriverlo e non solo, alla fine, a leggerlo.
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