domenica 15 luglio 2018

Cosa ci fa presupporre che l’altro, incontrato, sia come noi? È stupida presunzione? È magnifica illusione? Cosa ci porta a intraprendere un pezzo di cammino della vita proprio con qualcuno e non con un altro? Sana propensione alla socializzazione? Innocente ottimismo nel vedere tutto più sfumato di rosa che non di grigio? E cosa succede ai rapporti perché non resistano? Cosa succede lungo il cammino, a quelle persone che si erano sorrise e prese per mano, quando ad un certo punto non si riconoscono più fino ad urlarsi contro? Si cambia? Ci si aspetta che sia l’altro a cambiare? Uno procede e l’altro resta fermo la’, alla casella di partenza? Perché un amico non si dice più amico, un’amica se ne va, due fratelli si odiano, un amore finisce? E soprattutto, perché a questi finali non si arriva mai in accordo così come si era arrivati all’inizio? Non sarebbe molto più semplice non incontrarsi mai o incontrarsi per sempre? Perché decidere di amare alla fine spesso risulta così sofferenza? E perché alla fine c’è sempre rabbia? Ma non doveva essere solo tutto amore? 

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