C’è un’atmosfera che ho “ascoltato” per le strade di Lisbona in questo romanzo uruguayano. Il diario di un uomo, apparentemente simile a molti, la cui storia può essere quella di molti altri. Una moglie morta giovane, tre figli con i quali ha rapporti differenti, un lavoro che giunge al termine e si avvia alla pensione, una professionalità che lo ha distinto accompagnandolo con distacco e torpore. E’ l’incontro con una giovane collega, arrivata in punta di piedi, a dare una sferzata di vento alla vita di Martin. Poco alla volta lui scopre, come la più sorprendente delle cose, di amarla, di volerla, di non poterne fare a meno e di voler cambiare le cose. Perché di lei ha più bisogno di quel Dio con il quale da sempre si relazione senza mai trovarsi, in un rapporto di rispettoso distacco e ricerca. Ma Martin, ancora addormentato dalla noia della vita, non coglie l’attimo e la vita gli sottrae nuovamente, definitivamente, la felicità. E a lui non resta che tornare allo scorrere vuoto e triste a ciò che era prima di lei, con la consapevolezza di aver perso l’attimo che avrebbe dovuto cogliere.
Nessun commento:
Posta un commento