È strana l'umanità. Tutti nella stessa situazione, eppure tutti così diversi. C'è chi alza la voce come usasse un megafono, chi sussurra, chi si isola, chi parla con chiunque abbia alla propria destra, sinistra, davanti e anche dietro. C'è chi esegue le indicazioni e chi disubbidisce a prescindere. Chi si lamenta per qualsiasi cosa e chi, per qualsiasi cosa, ringrazia. Chi socializza, convinto che il dolore sia un motivo in più per parlare con gli arrivati da ovunque e chi, altezzoso e superbo di natura, sembra fare del proprio sentirsi migliore, uno scudo ancora più forte e unico, anche nel dolore. C'è chi vorrebbe avere una sala di isolamento e chi telefona a chiunque parlando della spesa, della camera mortuaria del morto di paese, delle compagnie telefoniche, della moda sulle collant e di problemi digestivi. Chi sembra vergognarsi anche di una vibrazione e chi lascia squillare il telefono con la più chiassosa e inopportuna delle suonerie. La subisco questa umanità. Mentre stringo tra le mani l'ultimo scelto tra i libri comprati. Cercando nelle parole su carta quello che l'umanità cerca diversamente. Invano. Troppa chiassosa umanità che prevale su noi anime stampate.
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