venerdì 7 aprile 2017

La locanda della solitudine, Alessandro Barbaglia

È una favola, è una ricerca, è un sentiero magico. È, dopo tutto questo e molto altro, anche un romanzo. È una storia di amore e ancora di più, di amore verso se stessi e verso ciò che di noi dobbiamo ritrovare. 
Da leggere quando molti sogni li hai persi ma forse ne hai ancora anche solo uno da rincorrere. 
Da leggere se pensi di volerti ancora amare.
E poi forse andare a trovare questo libraio magico nella sua libreria per complimentarsi ma anche per condividere l'amore dei libri. 

A guardare l'orizzonte dallo scoglio il primo errore che si può fare è pensare che tutto sia azzurro. Di azzurri, da lì, se ne vedono sempre almeno due, uno altissimo, il cielo, e uno profondissimo. Il mare.

No, aveva ancora qualcosa. Non aveva sonno, non aveva fame. E non aveva Vieniqui. Ecco cosa aveva che lo disturbava: un'assenza. E le assenze non vanno da nessuna parte perché nemmeno ci sono. E allora hai voglia di cacciarle ... Un'assenza non ha gambe per andarsene e non ha orecchie per sentire i tuoi "Ritorna!". Ecco perché è così difficile conviverci, con un'assenza. C'è, ed è come se non ci fosse.

"E che c'è di male nel pianto."
"Non è nel pianto che c'e' del male. È nel pianto per lui che credo ce ne sia".

Che suoni strani che hanno certi silenzi. E con che densità te li ricordi poi per sempre, no?

Mia nonna diceva che il sogno non va solo piantato d'inverno, ma anche accordato quando sboccia. Se ci pensi è una follia: bisogna sempre curarli i sogni, senza abbandonarli mai...


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