sabato 29 marzo 2014

La casa nel bosco, Gianrico e Francesco Carofiglio

Due fratelli che si devono ritrovare per una questione di famiglia e che poi si “ritrovano” nel loro essere legati dallo stesso sangue. Il ricordo della loro infanzia, gli odori, i sapori, il raccontare segreti celati senza un motivo che alla distanza, una volta rivelati, hanno un dolore inaspettato, quello della distanza nel tempo.
Lieve e intenso, malinconico e dolceamaro. Un po’ come la vita quando inizi a vedere che è più il tempo che è passato di quello che probabilmente avrai, senza essere necessariamente vecchi, semplicemente sufficientemente maturi da apprezzare tutto quello che hai vissuto con il distacco che il tempo ti dà.
“A pensarci bene quello era un mondo dove c’erano più odori. Non so come dirlo. Odori di ogni genere. Buoni e cattivi.”
“Secondo me la questione è diversa. Eravamo noi a sentire gli odori perché eravamo bambini. Abbiamo smesso diventando grandi.”
“Ti piaceva vero? Si vedeva da come la guardavi.”
Francesco fa un sorriso dal quale emerge, fra i bagliori delle candele, la faccia del ragazzino di tanti anni prima. Lui non sorride molto e questa cosa mi fa una tenerezza inattesa e lancinante.
“Da ragazzina era insignificante. E’ diventata bella, in un certo senso.”
“E’ il tuo genere, direi.”
“Quale sarebbe il mio genere?”
“Con un sottofondo pericoloso.”
“Mio fratello mi guarda a lunga, stupito. Ho ragione e lui non capisce come faccia a sapere questa cosa di lui.”
“Che ne sai?”

Non è una vera domanda e infatti io non rispondo. Mi stringo nelle spalle e mi metto al lavoro.

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