lunedì 28 maggio 2012

Panza e Prisenza, Giuseppina Torregrossa

L’amore per la Sicilia, per la sua terra, i suoi profumi, la sua gente è una cosa difficile da raccontare. Li senti questi sentimenti ed emozioni, quando ci sei e puoi ascoltare, odorare, toccare, vivere. Ma li senti anche dalla distanza, anche solo attraverso, o forse sarebbe dire soprattutto grazie, alle righe che puoi ritrovare stampate e pubblicate.
Panza e prisenza. Il titolo di questo libro, un modo di dire tutto siciliano quando chi ti invita a pranzo o cena non vuole nulla (né vino, né fiori, né dolci) se non la tua presenza e il tuo appetito. D’altronde, io che amo cucinare, so cosa vuol dire avere a tavola degli ospiti che si siedono e godono appieno di ciò che con cura hai preparato per loro.
Ecco che ancora una volta mi trovo a condividere pensieri siciliani sentendoli anche miei che dalla Sicilia non sono proprio a due passi.
Panza e prisenza. Romanzo un po’ “noir” o forse sarebbe meglio dire “nivuro”, un po’ romantico, un po’ tragico, un po’ malinconico, un po’ tutto. Come noi. Ci sono loro Marò, Lobianco e Sasà. Diversi, diversissimi eppure accumunati dal senso di giustizia, dal loro lavoro, dall’amore per la buona cucina e da quel sentimento che inespresso per anni li lega e li allontana come solo i sentimenti non ancora raccontati sanno fare.
E poi le indagini e le rivelazioni, dei casi che si dipanano così come di quel loro sentimento che alla fine non può che trovare un modo di essere assaporato come la pasta con i tennerumi o il gelo alla cannella.
Da leggere.

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