Gli attimi di struggente malinconia si alternavano ai momenti di rabbia, che poi passavano il testimone a quelli di dolore, che prendevano il posto di quelli di rassegnazione, che poi venivano spazzati via da quelli di sgomento, per poi fare strada ad un vuoto infinito che la lasciava sfinita e stanca senza però trovare mai pace in un riposo ristoratore. E poi, all’improvviso, di nuovo tutto di nuovo. E un vortice senza fine sconvolgeva le giornate e si domandava per quanto ancora. Avrebbe voluto credere che ci sarebbe stata una fine. Sapeva invece che sarebbe stato così per sempre. Era male d’amore. Dell’amore senza fine.
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