lunedì 9 aprile 2018

A lei

Chissà cosa cerchiamo disperatamente nell’altro. Forse il nostro specchio? Forse la nostra affermazione? Forse l’identità perduta? Forse il completamento? Cosa ci spinge, in modo spasmodico e a volte insensato, al perdere il nostro equilibrio fino quasi a cadere senza poterci rialzare se non con ferite profonde? Perché permettiamo all’altro di divenire più importante di noi? Lo chiamano sentimento? Lo chiamano non amarsi? Quando stabiliamo che la felicità dell’altro è più importante della nostra? Il confine è indiscutibilmente labile e fragile. Le armonie difficili da stabilire. Dovremmo forse vederci, insieme all’altro come una melodia allegra e piacevole e stare attenti alle prime stonature e per tempo sottrarci con dolcezza. Prima che tutti gli strumenti si scordino e la musica diventi assordante, stonata e faccia scendere lacrime copiose e difficili da asciugare. 

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