Ci sono le idee degli istanti perfetti e poi, ci sono gli istanti perfetti.
Ci sono gli istanti che immagini, sogni, desideri e che hanno tutta una loro costruzione nella tua mente, che sia più o meno fervida e ricca di fantasia e romanticismo. Sono quegli istanti pieni di colori, con tutti i colori nell’astuccio della vita che custodisci in un angolo ma che tieni sempre a portata di mano.
Quegli istanti hanno un volto, sono in un luogo, hanno un tempo e un certo contorno perché si sa, certi sogni sono dei quadri perfetti. Dalla prima pennellata, alla prospettiva, alle sfumature e alla cornice. Tutto in sintonia perché chi lo ammira, alla fine, ne resti folgorato e rapito. Per primo l’autore stesso.
E poi arrivano gli istanti che, senza quel contorno, senza quella cornice, senza quelle pennellate, sono comunque perfetti per la loro intensità. Ti sfiorano l’anima, ti pervadono il corpo, ti accecano la mente e pensi che vorresti fermarli e rubarli e ripeterli e riprodurli all’infinito, infinite volte, in un vortice meraviglioso che ti avvolga e rapisca definitivamente. E mentre ti domandi come poter sopravvivere nella normalità, dopo tanta intensità, gli istanti perfetti sfuggono, si dissolvono. Tu provi ad afferrarli, a stringerli forti, ti ci aggrappi ma loro si allontanano da te. Chissà, forse vanno a produrre altre meraviglie in altri luoghi, forse si presentano a bussare ad altre porte perché le meraviglie sono generose e devono rendere felici tutti. Forse lo fanno apposta a paventarsi, perché tu li si possa apprezzare e perché ti possa rendere conto di quanto la vita, nel suo scorrere normale, possa essere, seppur per un solo attimo, straordinaria.