Meglio una fine disperata che una disperazione senza fine. Chissà chi l'ha pronunciata per la prima volta. Io l'ho sentita oggi e l'ho solo profondamente condivisa. Perché le disperazioni infinite ti consumano, ti succhiano, ti sfiniscono, ti distruggono per, alla fine, non solo non lasciare in piedi te, ma per non farti ricordare quasi più per cosa ti sei ridotto così. Forse è meglio una fine disperata perché ti lascia il sogno che, un giorno, potresti riavere ciò che ti è stato negato. Uno strappo lacerante e doloroso ti lascia la possibilità di urlare a tutta voce la tua disperazione, ti lascia la dignità di poter rivendicare chi sei e cosa avresti voluto. Forse. Perché forse una fine non può essere meglio di un’altra. Tuttalpiù può essere meno peggio.
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