“...Ma non c’era dubbio. Era proprio la regina. Il bassotto, che si era arrampicato sul suo osservatorio, il vaso del limone, rimase pietrificato. Era talmente sorpreso che il suo cuore, per un attimo, si fermò. Platone, mormorò la Regina, Platone, non mi riconosci?. … Platone abbassò la testa e ciondolò le orecchie. Non era sicuro che la Regina fosse venuta proprio a cercare lui. Forse aveva soltanto fame, e non conosceva nessun altro in città, e sapeva che qui avrebbe trovato cibo e un tetto: in fondo era stato lui a prometterle tutto questo. Ma era passato tanto tempo. La Regina, giù in strada, si schiarì la voce e cantò, distintamente: e il cane dello spazio gira intorno al mondo, al cielo, all’universo e Laika solo essere vivente dell’infinito varcò le porte e vide cosa c’è nel buio perso. Te la ricordi ancora! Esclamò Platone. Tutto mi ricordo, rispose la Regina. Anche io ho visto cosa c’è nel buio perso. E cosa c’è? Sussurrò il bassotto. Se mi permetterai di restare, rispose la Regina, dividerò il segreto con te, ogni giorno della mia vita. Ma io non sono cambiato, disse Platone, sono sempre lo stesso, e sono solo un bassotto. Forse, rispose la Regina, ma sei anche la mia stella, ed è per te che sono tornata a casa. … Platone le si precipitò incontro, e strofinò il naso su quello di lei, e per un attimo il piccolo bassotto scomparve nella pelliccia bianca della levriera. E quello sì che fu un Natale. …”
Nessun commento:
Posta un commento