Scorrevole e piacevole,
curioso e leggero, dall’inizio e fino a oltre la metà. E poi si perde. Si perde
un po’ il senso, si perde un po’ la consistenza fino a diventare tutto troppo
irreale. E quella che poteva essere una favola nella quale perdersi un po’,
ricordandosi che la vita vera abita da un’altra parte, alla fine ti lascia solo
una sensazione di sciocco vuoto. Come se l’autrice non sapesse come far finire
questa storia. O forse le favole sono difficili da far finire … soprattutto
quelle dentro di noi e alla fine hanno solo bisogno, per cessare, di una fine
ancora più assurda del loro esistere.
“…
Non ho mai visto nessuno capace di astrarsi con tanta presenza ...” “… Sogniamo
il bacio capace di risvegliare la principessa che ha dormito tanto di quel
tempo da avere capelli lunghi come la noia, sogniamo un annuncio sul giornale
che ci rimette in piedi di colpo, il cuore percorso da una scarica elettrica,
gli occhi spalancati, e tutto quello che non è più' per la nostra età può
finalmente accadere. ... La vita non era quello, ovvio, eppure era lì che la
sentivo, e in un modo nuovo. ... Dove vanno i nostri gesti? Se si riceve tanto
quanto si è dato, tenuto, cullato, stretto fino a restare senza respiro, allora
un giorno prima o poi qualcuno ci richiama? Un giorno ci viene chiesto di
tornare e ricominciare? …”
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