martedì 14 febbraio 2012

La custode dei libri, Sophie Divry

Come non prenderlo questo piccolo gioiello? Lei, ferita e sola, ferita dagli uomini e sola anche se in fondo a se stessa, come in fondo alla biblioteca nella quale lavora, le speranze di innamorarsi non le ha perse, parla a te, a me, a tutti coloro che nei libri possono e vogliono trovarsi o ritrovarsi. Perché nei libri ci perdiamo, ci troviamo, ci consoliamo, ci dissetiamo, perché nei libri, con i libri, viviamo.
… “Ragion per cui con gli uomini è finita. L’amore lo trovo nei libri. Leggo molto, il che mi rincuora. Non si è mai soli quando si vive tra i libri. Mi elevano. Quel che importa è venire elevati. … Quando leggo, non sono più sola, converso con il libro. Può essere molto intimo. Saprà di cosa sto parlando, forse. La sensazione di avere uno scambio di idee con l’autore, di poterne seguire il percorso, di esserne accompagnata per settimane intere. Quando leggo riesco a dimenticare tutto, a volte non sento nemmeno il telefono … Ho accettato di traslocare perché avevo avuto la cattiva idea di innamorarmi. Davvero una cattiva idea. Non capisco il fascino continuo che il sentimento amoroso esercita sui nostri contemporanei. E’ una perdita di tempo, uno sconvolgimento infantile, faticoso, stupido. Tra l’altro l’ha mai notata, la faccia degli innamorati? Hanno tutti una brutta cera o l’aria da idioti” …
La lettura, insieme all’amicizia, è uno dei contributi più certi all’elaborazione del lutto. Ci aiuta, più genericamente, a elaborare il lutto dei limiti della nostra vita, dei limiti della condizione umana. Didier Anzieu, Le corp de l’oeuvre.

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