venerdì 19 luglio 2013

La donna è un’isola, Audur Ava Olafsdottir

“ … In effetti, alla mia completa gioia e felicità, manca davvero un niente. Non c’è nemmeno bisogno di vederci chiaro, si azionano i tergicristalli, si alza il riscaldamento al massimo ed ecco che a poco a poco il vapore che appanna i vetri svanisce. La gran libertà sta nel fatto di non sapere esattamente dove il viaggio ti porterà, nel perdere l’orientamento fra le braccia sicure della Nazionale a forma circolare, dove una cosa segue l’altra e alla fine, quasi senza accorgersene, ti ritrovi di nuovo alla casella di partenza.
E’ allora, precisamente in quel momento, che per la prima volta mi rendo davvero conto di quello che sono. Sono una donna al centro di un disegno, di un disegno finemente intessuto, fatto di sentimenti e di tempo. E le cose che mi stanno capitando, e che hanno un impatto profondo sulla mia vita, sono talmente tante che sembra che non si limitino ad avvenire semplicemente una dopo l’altra, ma piuttosto che accadano su diversi piani di pensieri, di sogni e di stati d’animo contemporaneamente: momenti iscritti all’interno di altri momenti. Soltanto tra molto tempo mi riuscirà di discernere un filo logico, nel caos di quello che sta succedendo.
Sono molti gli eventi carichi di conseguenze che possono accadere a una donna nel breve arco di una giornata. La maggior parte degli errori si commettono in un attimo, si contano nell’ordine dei secondi: una curva sbagliata, il piede sull’acceleratore anziché sul freno, un sì al posto di un no, o di un forse. Invece, è molto raro che gli errori siano il risultato di un concatenarsi di decisioni logiche. Ci sono donne, ad esempio, che si ritrovano a un pelo dall’amare con tutta la loro anima, esser proprio sul  punto estremo, senza averci riflettuto neanche per un istante.
Arriva un momento in cui bisogno decidere di troncare, non perché davvero non sia possibile continuare, ma perché a volte è meglio girare pagina, semplicemente. … “

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