martedì 10 maggio 2016

“… mentre piegavo il sacco a pelo mi chiedevo se in una preghiera fosse più importante dire o farsi ascoltare …”
La notte di fuoco, E.E.Schmitt

Che poi è la domanda che mi faccio quando semplicemente parlo con qualcuno. E’ il gioco delle parti che a volte determinata l’importanza? Forse la  loro natura? A volte semplicemente gli eventi che prendono il sopravvento e le persone sembrano solo correre nel loro volersi spiegare come se questo portasse alla vittoria, come se avessimo l’ansia dell’incomprensione, come se fossimo convinti di doverci accanire nell’imporre all’altro le nostre ragioni. Le parola diventano urla che fanno solo male e non sono più solo parole ma diventano dolore cresciuto e incontenibile. Basterebbe fermarsi, respirare e semplicemente fidarci dell’altro. Le voci non si alzerebbero, forse non avremmo neanche bisogno di parlare e proprio come una preghiera silenziosa, saremmo certi di essere ascoltati e creduti. E allora, nell’altro, potremmo trovare la stessa consolazione pacifica e amorosa che troviamo nella preghiera. Basterebbe uno sguardo, rivolto verso l’alto o, semplicemente, di fronte a noi.

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