martedì 19 febbraio 2013

Se verrà domani, Maurizio Assalto

… “Io non ho mai cercato di abbreviare le attese, perché anche le attese sono  vita, e ogni giorno in meno sulla strada di una meta da raggiungere è un giorno in meno da vivere, e io invece li voglio vivere tutti uno a uno, fino in fondo, assaporarli, anche quando c’è poco da assaporare … e dunque perché affrontare i tempi, che senso avrebbe? Qual è la meta?. No, adesso la mia meta è ogni giorno e ogni giorno è la mia meta. Visto che questa condizione non mi impedisce qualche cosa in particolare a cui tengo, perché mi impedisce tutto, visto che non ho più niente da raggiungere, perché al di fuori di questo nulla che è ora la mia esistenza non c’è per me che un altro definitivo nulla, tanto vale viverlo fino in fondo questo nulla, assaporarne i doppi fondi, investigarlo, riempirlo di pensieri. Non voglio che il tempo voli, e neppure che si fermi: ma che segua il suo corso naturalmente, senza forzature, così come deve andare. Mi basta. Non protesto.” …
… “Voleva sembrare ironica ma il tono era terribilmente grave. Mi accusava sempre di sfuggire, di avere paura. Tutti così voi uomini, al momento buono … Ma quale momento buono? E poi, paura di che cosa? Di lei? Ma dai … Ma forse si, paura. Paura di incasinarmi la vita, di guastare la nostra amicizia. Lei non era più sposata e adesso, suo figlio era via con il padre, ma io avevo la mia bambina piccola, la mia vita, e chi lo sa come vanno a finire certe cose. Se avessi avuto due vite, due esistenze parallele, io e il mio avatar, una vita di sicuro, l’avrei voluta vivere con lei. Ma vivere due vite nella stessa vita no, era già così difficile, per me, con una sola. Lei era per me la pura possibilità eternamente irrealizzata, potenza senza atto, l’eterna apertura su un mondo altro assolutamente ipotetico: e così doveva restare. Questa volta non puoi fuggire … non sapevo come risponderle, qualunque risposta sarebbe stata fuori luogo. Volevo allungare le mie quattro dita della mano sinistra per darle un buffetto, ma il gesto mi sarebbe riuscito ridicolo, così non lo avevo fatto. Lo aveva fatto lei al posto mio. Ci eravamo guardati a lungo, gli occhi dentro gli occhi, la sua mano che indugiava sul mio viso, poi quasi impercettibilmente avevo sentito che quella mano mi stava attirando verso di lei e le mie labbra erano scivolate verso le sue e  … Tutto lì, quando ci eravamo staccati lei era diversa, sorrideva con tenerezza divertita e a me sembrava di non averla mai vista così dolce e così teneramente bella e allegra. Be’? aveva detto dopo un po’. Io non avevo risposto. Poi, mentre cercavo dentro di me qualche parola, mi ero accorto che stava piangendo in silenzio. In silenzio ci eravamo abbracciati e io la consolavo accarezzandola  con la guancia, e intanto consolavo me.” …
…”Adesso non c’erano più remore, lo sapevo: adesso che la stavo perdendo potevo finalmente sentirla mia” …

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