mercoledì 13 settembre 2017

Pulvis et umbra

“Pulvis et umbra” è uno di quei libri che non vuoi finire perché poi sai che ti sentirai solo, perché subito dopo l’ultima parola vorresti scrivere all’autore per dirgli “sta già scrivendo il prossimo, vero?”, perché ci sono semplicemente dei libri belli e che non hanno bisogno di nessuna presentazione.
Mi piace Manzini, da sempre e sempre di più. Mi piace il suo personaggio, l’irriverente, romantico, graffiante, forte, impetuoso, tenace, Vicequestore Schiavone, con le sue clark ai piedi perché Roma non si vuole “abbandonare” neanche se costretti a vivere ad Aosta in mezzo alle sue nevi.
Mi piace il  narrare di Manzini, che scorre veloce e intriga e coinvolge senza fiato dalla prima all’ultima riga.
Mi piace il suo Schiavone con il suo cercare i colpevoli, essere leale con gli amici che sono fratelli di sangue, non riuscire a fare a meno del fantasma di Marina ma anche cercare di affacciarsi alla vita senza per questo non rispettare il loro grande amore che non può più esistere.
Mi piace talmente tutto che restano solo due cose da dire. La prima è che ora mi sento sola e la seconda è: “gentile Manzini, sta già scrivendo il prossimo, vero?”


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