giovedì 17 marzo 2016

Niente da fare ...

Lo faccio con una sorta di malessere, sempre. E impiego del tempo. Lo prendo, lo riprendo, ci provo. Un po' come se fosse un essere umano. Mi comporto con le pagine che non mi piacciono allo stesso modo. Riservo loro il trattamento riservato ai miei simili, quelli che non mi convincono, o quelli a cui paradossalmente tengo. Do' sempre loro un'altra possibilità perché non voglio accettare di essermi sbagliata. Sera dopo sera mi guarda e allora mi intenerisco, lo prendo tra le mani e riprendo da dove lo avevo abbandonato. Ma succede che mi delude. Di nuovo. O mi annoia. Di nuovo. E allora mi abbandono all'idea. Ci ho provato, mi sono impegnata, l'ho affrontato da un'altra prospettiva, ho voluto addirittura andare oltre quello che erano semplicemente parole ma no ... alla  fine, devo farlo, mi arrendo. Non mi appartiene l'arresa. Ma il piacere non può venire meno. E allora, mio caro libro, ti lascio e mi appello al diritto del lettore di abbandonare un libro. Do' ragione a Pennac. E iniziò il distacco da "L'amante giapponese" di Isabel Allende, lei che una volta ribaltava la mia anima giovane. Forse la Allende scrive meno bene? Piu' facile che la mia anima non più giovane abbia bisogno di altro.

Nessun commento:

Posta un commento