venerdì 23 novembre 2018

Non siamo un tutt’uno, siamo molte cose. Non siamo ciò che sembriamo, siamo ciò che sentiamo. Non siamo ciò che gli altri guardano, siamo ciò che gli altri non vedono. Non siamo quello che a volte cerchiamo di essere per compiacere o piacere o assecondare gli altri, siamo quello che è il nostro profondo. Non siamo raziocinio e ragionevolezza, siamo sogni e aspettative e bisogno di appagamento. E succede che ad un certo punto, camminando, la nostra natura si sollevi ed emerga e per quanto noi facciamo per soffocarla per indossare un abito diverso da quello che avremmo voluto indossare, iniziamo ad avere sensazioni fisiche di malessere. L’anima si ribella, il corpo si agita e contro la nostra stessa volontà ci ritroviamo a dire ciò che non abbiamo mai detto, a fare cose che non abbiamo mai fatto. Non è un fenomeno controllabile neanche da noi stessi. La testa, per qualche strano motivo ci riconduce al passato e a ciò che abbiamo sempre detto o fatto, come se ci dovesse essere un’integrità rispetto a qualcosa seppur non sano. Ma non serve. Perché sempre di più, sempre più spesso, con sempre più forza, il fuoco che alimenta la nostra anima, la nostra più profonda essenza, inizia a pretendere spazio e tempo e luogo per essere finalmente in pace con se stessa. E forse, solo allora, saremo un tutt’uno. 

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