domenica 6 dicembre 2015

Ho letto queste righe, sono di Jovanotti ... Le ho trovate come sempre trovo i suoi pensieri, semplicemente da condividere, non necessariamente perché si è d'accordo, ma semplicemente perché pensa e pensare fa sempre bene ...

... In queste settimane sono in tour, siamo partiti il 19 novembre, poco dopo Parigi. La sera del 13 ero a Rimini a provare nel palasport: la tv che ho acceso per prendere sonno mi ha tenuto sveglio fino all’alba e poi ancora. È strano essere da soli in una notte così, mentre si costruisce un concerto che radunerà migliaia di persone. Non ho pensato di fermarmi, nemmeno per un secondo, anzi la reazione istintiva è stata alzare il volume, aumentare le strobo, saltare più in alto, cantare più forte, continuare a muovermi.  
C’è una scena di Valzer con Bashir, capolavoro del cinema di animazione, in cui il protagonista, appassionato di ballo figurato, sotto il tiro dei cecchini inizia a ballare il valzer e per magia, ballando, schiva le pallottole. Ripensare ora a quella scena mi commuove e conferma quello che penso della poesia e dell’arte: nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte, attingono alle profondità per portarle in superficie, che è poi dove si svolge l’esistenza. Siamo animali di superficie, gente che balla, che desidera, che va alle partite, che passeggia per le strade di sera, e tra noi c’è anche gente che odia tutto questo, per ragioni fottute o sbagliate, sempre in superficie però, dove si balla, dove si spara, dove si viaggia. 
Non sono in grado di proporre analisi.  
Una cosa che nella tragedia assume i toni della farsa è che tanti diventano esperti di strategie antiterrorismo, di geopolitica, di religioni come quando si diventa allenatori della Nazionale durante i Mondiali. Questi esperti improvvisati vanno in tv e dicono molte cose, e più ne dicono più mi confondono. Uno continuava ad accusare quelli come me di sentirsi in lutto per la gente di Parigi con più intensità di quando qualcuno muore sotto le bombe a Baghdad.  
Hanno ragione, in assoluto, ma il dolore non segue logiche di correttezza. Mi dovrei sentire in colpa per essere stato sveglio tutta la notte a guardare le immagini che arrivavano dalle strade di Parigi mentre la sera prima avevo dormito tranquillo dopo i morti di Beirut. Hanno ragione, ma mi rigiro questa ragione tra le mani e non so che farmene, il mondo è ingiusto anche nella distribuzione delle emozioni. Nonostante tutto, viviamo ancora in un mondo fatto di luoghi, di lingue, di esperienze, di popoli, di cose che respiriamo e altre meno. 
Per questo «Muoversi», perché muoversi è vivere, è allargare il raggio d’azione e di attenzione, non importa di quanto, non importa se da fermi, in cammino o con le astronavi (che poi nelle astronavi si sta seduti, si muovono loro). Una cosa dico sempre a mia figlia: vai a vedere, senti gli odori, guarda le cose, alza lo sguardo, stacci dentro, percorri le distanze, cambia, non prendere idee di seconda mano, verifica i fatti, se puoi. Lo dico a lei per continuare a dirlo a me, perché le cose mi succedono sempre quando mi metto in movimento.  ...

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