giovedì 20 luglio 2017

Leggere è acqua fresca se hai sete, è pane appena sfornato se hai fame, è restare rapiti, legati al letto, quando la sveglia continua a suonare crudele richiamandoti all’ordine. E’ semplicemente, puro piacere. Non è mai stato un obbligo, anche quando i libri erano  i “caldamente consigliati” dalle insegnanti di lettere, anche quando sapevi che poi avresti dovuto preparare una scheda tecnica, un riassunto, una tesina. Non lo erano perché diventavano, passando dallo scaffale della libreria alla valigia, il tempo da trascorrere sulla spiaggia, lungo il fiume o sotto il pergolato dei nonni nelle ore più calde del primo pomeriggio, prima che qualche amico ti venisse a chiamare e ti rapisse fino al tramonto. Sono sempre stati piacevoli compagni di viaggio, tornati più sbiaditi con le copertine stropicciate di acqua di mare e compagni del grande viaggio della vita, ammucchiati in pile sempre più precarie e pericolanti, tanto da doverle trasferire dal comodino al pavimento e pensare di dover togliere quadri per mettere librerie. I libri sono compagni, scoperte, emozioni, ricordi. Che ci si ricordi vagamente la trama o i più piccoli particolari. Che tu ne abbia letta una recensione o ti siano stati consigliati da un amico. Che sia stata la copertina a rapirti o una frase carpita aprendolo a casaccio prima di dirigerti alla cassa. Sono l’unico sublime alimento per l’anima, lenitivo dei dolori, cura per il cuore.

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